martedì 10 aprile 2012

Veder volare una Farfalla


Glåd Påsk, anche se in ritardo! Al termine di questo lunghissimo fine settimana diciamo a tutti di aver passato una buona Pasqua e un buon inizio di primavera.
Oggi voglio fare alcune riflessioni ad alta voce e mi scuseranno in molti se probabilmente scivolerò nel banale. A volte però quello che è scontato per tanti non lo è per altri.
In questo mese ne sono successe veramente tante e i cambiamenti hanno scandito le nostre giornate. Ormai sono diverse settimane che sono partito e la distanza a volte viene a farsi sentire e bussa durante alcune parentesi della giornata. Le festività, si sa, sono un momento in cui ci si ritrova e più o meno si riesce a stare con parenti e amici. Quest’anno abbiamo passato una Pasqua molto intima, la famiglia Carnevali-Bertani sola soletta. Abbiamo fatto molto cose e il pranzo è stato veramente un successo, anche se come si sa, la gioia è più grande se la si può condividere!
In questi giorni, inoltre, abbiamo avuto due eventi non trascurabili. Uno per parte! Si è iniziato con il compleanno della nonna Paola e si è finito con quello del nonno Imer. Purtroppo non eravamo là a spegnere le candeline con loro ma ce l’abbiamo messa tutta per videochiamarci e per sentirci vicini. Di nuovo AUGURI!!!



Proprio questi momenti hanno fatto scaturire in me alcuni pensieri. Quando ho rivisto la Beatrice dopo oltre un mese, qui in Svezia, mi sono stupito di quanto fosse cambiata e cresciuta. E’ impressionate la rapidità con cui stia abbandonando il suo nido di “seta” e stia diventando sempre più farfalla. Ero contento che fosse lì e allo stesso tempo dispiaciuto per essermi perso quel suo mese di vita.
A tal proposito ho come un po’ di mal di pancia quando penso ai nonni e alla distanza che abbiamo messo tra noi e loro. La Beatrice è stata una magia per tutti e anche se i primi mesi c’ho messo un attimo a capire cosa realmente stesse succedendo, bhe poi l’ho visto negli occhi degli altri e poco a poco le preoccupazioni si sono alleggerite e si è fatta spazio la gioia e la soddisfazione. La Bea è decisamente un dono e lo è per noi e per tutti quelli che ci sono accanto.

Ho visto i miei genitori tornare a quando avevano poco più di vent’anni e due monelli da domare. Li ho visti sereni senza più la preoccupazione dell’essere genitori per la prima volta ma con la consapevolezza e l’esperienza che tutti i nonni hanno. Ho visto il desiderio di afferrare ogni sorriso della Bea, sapendo bene che il tempo passa in fretta e un sorriso così vale mille fatiche, sacrifici o rughe che il tempo ha lasciato cadere qua e là. Ho visto il nonno arrivare a casa in fretta e bussare alla porta con gli occhi di chi sa che quel momento spazzerà via lo stress di tutta la giornata e quella risata renderà la sera un po’ più speciale. Ho visto la nonna, così orgogliosa di questo suo ruolo. L’ho vista sistemare casa presto per poter avere il tempo di stare con lei tutto il resto della mattinata. E non vedere l’ora di infilarle la giacca e vederla correre fuori e ridere e giocare. Ho visto lo zio, che i primi giorni in cui era nata Beatrice faticava a capire come andasse tenuta, e poi adesso strapazzarla e prenderla in braccio e farla scherzare.

E poi ci sono gli occhi di chi dopo tre figlie ha recuperato tutta la forza di quando si era ragazzi e c’erano tre bambine e c’era da correre e nonostante tutto non mancava mai la carezza o il gesto d’affetto. Ho visto l’orgoglio di una mamma, nel riprendere tante cose, gelosamente custodite, che erano servite a lei e che ora erano lì per la propria figlia. E che bello essere mamma e nonna allo stesso tempo! Essere lì al cellulare per ogni dubbio per ogni parola. Quanta sicurezza da una parte e quanta gioia nel sentirsi così d’aiuto dall’altra. Alla fine ho visto un nonno rinascere e ridurre distanze sconfinate con un sol passo. L'ho visto non poter trattenere il sorriso e le emozioni a chi le ha sempre tenute un po’ dentro. Ho visto lo sforzo silenzioso nell’abbandonare vizi tanto “cari” con la certezza di poter star meglio, per la propria famiglia, per la propria figlia e per la propria nipote.

Ho visto i miei amici essermi vicino in ogni momento e accompagnare me e l’Ilaria fin dal primo giorno della gravidanza. Ho visto le loro figlie correre da noi per poter passare qualche ora a giocare con la Bea. Le ho sentite sillabare il suo nome e piano piano farlo diventare un suono.

Tante cose ho visto e tante altre mi porto dentro…Ora però questo mio mal di pancia sta nel fatto che le nostre scelte hanno ridotto in parte la gioia di queste persone e so perfettamente quanto costi l’essere lontano da noi e dalla Bea. Quel pensiero dell’essermi perso quel suo mese di vita, si allarga e arriva la certezza che non potrò recuperarlo, come ahimè non potranno recuperare tanti momenti lontano da lei le nostre famiglie e i nostri amici. Mi dispiace e anche se ci si sente quasi quotidianamente so per certo che questo mio mal di pancia non passerà così in fretta, perché le cose belle sono difficili da lasciare e quando si lasciano resta sempre un gran vuoto.

Ce la mettiamo tutta per dire quel che succede e per tenerci in contatto. Vorrei poter fare di più ma non è sempre possibile riempire tutti gli spazi. Sicuramente non smetteremo mai di rendere tutti partecipi della nostra, ma soprattutto della sua vita. Non per “mostreggiare”, ma per poter regalare qualche parola a chi ogni tanto sente la mancanza della propria nipote. Magari con qualche foto e una buona parola passa un po’ quel senso di lontananza e, dopo un bel respiro, si pensa a quanto sia bello veder volare una farfalla.


1 commento:

  1. leggo di voi
    nostalgia di partire

    e s k i l s t u n a m a p p a
    
7 clic sul segno meno e siamo sulla stessa mappa
    grazie per condividere la vostra e la crescita di Beatrice
    grazie per le emozioni


    elena

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